Come costruire il team?
Una guida alla selezione e gestione efficace dei propri compagni di ventura.
L'importanza del team in una startup
Negli ultimi anni, complice la pandemia, il tema dei rapporti di lavoro è salito alla ribalta. Tra smart working, benessere aziendale, Grandi Dimissioni, oggi siamo tutti testimoni di un profondo cambiamento di approccio e sensibilità nei confronti del lavoratore. Un tema forse nuovo a molte aziende, ma non certo alle startup.
Per le startup, infatti, l’attenzione alla dimensione umanistica del fare impresa è un fattore imprescindibile. Non a caso, da una ricerca svolta da CBInsight il fallimento delle startup viene additato, oltre alle cause economico-finanziarie (es. assenza di mercato, esaurimento di capitale, incapacità di attrarre investitori, business model debole), anche alla disarmonia del team. Conflitti d’interesse, diversità di vedute, competizione e assenza di comunicazione sono solo alcuni dei fattori che possono rendere inefficiente e inefficace un gruppo di lavoro.
Scegliere il giusto team è dunque cruciale sia nella fase di nascita che nella fase di crescita della startup. Vediamo allora qualche suggerimento per affrontare con cognizione di causa il processo di costruzione del team all’interno di una startup.
PRIMO STEP: L'AUTOANALISI
Il primo passo per poter creare un team è analizzare sé stessi esattamente come faremmo con gli altri candidati. Chi siamo? Cosa sappiamo fare? Cosa ci manca? In cosa dovremmo migliorare?
Rispondere a queste domande ci permetterà di far emergere sia le nostre hard che le nostre soft skill ed è il primo modo per iniziare a capire di chi abbiamo realmente bisogno. Come vedremo, non è saggio né proficuo scegliere candidati esattamente come noi.
SECONDO STEP: SCEGLIERE IL GIUSTO CO-FOUNDER
Dopo aver svolto un’attenta introspezione, ci si inizia a guardare attorno.
In genere, la prima domanda che ci si pone riguarda il numero di founder: “Posso fondarla da solo?”, “In quanti bisogna essere?”, “Esiste un numero perfetto di founder?”. Di certo non esistono regole scritte, ma alcuni suggerimenti lungimiranti, frutto di esperienze già vissute, possono semplificare il percorso a chi per la prima volta si approccia al mondo imprenditoriale.
Per alcuni, essere l’unico founder sembrerebbe la via più semplice. Pensiamo che non esistano persone motivate tanto quanto noi nel progetto e, quindi, “meglio soli che male accompagnati”. In realtà, difficilmente il singolo founder potrà da solo:
- gestire i carichi di lavoro;
- instaurare un sufficiente numero di contatti e relazioni (fondamentali anche nei business digitali);
- prendere decisioni strategiche oculate;
- attrarre investitori.
Per non parlare dei risvolti psicologici: stress, ansie e frustrazioni non farebbero che minare la sua salute psico-fisica, determinando un circolo vizioso in cui a beneficiare del lavoro svolto è letteralmente il signor nessuno.
D’altro canto, anche essere in troppi non aiuta. Un founding team composto da più di 4 founder dimostrerà più difficoltà nel:
- coordinarsi e gestire il lavoro;
- determinare le reciproche responsabilità;
- prendere decisioni;
- avere la stessa visione.
Una volta stabilito il numero dei nostri compagni di ventura, cerchiamo di capire quali caratteristiche dovrà o dovranno avere gli altri founder.
Poco fa abbiamo detto che non ci sono regole nel business. Ed è vero. Ma se proprio ne dobbiamo mettere una, questa sarebbe:
Il co-founder non va scelto per la simpatia o il legame affettivo che vi unisce. Ciò non toglie, naturalmente, che si possa diventare amici lavorando (e ve lo auguriamo, vista la mole di lavoro che vi aspetterà!).
Un co-founder va scelto perché è, semplicemente, diverso da noi.
Un co-founder che possiede background, competenze e soft skill differenti apporta, infatti, incredibili vantaggi. Vediamone alcuni:
- Complementarietà delle competenze: conoscenze diverse permettono di svolgere più compiti internamente, evitando i costi e i tempi dell’esternalizzazione;
- Creatività e innovazione: la diversità stimola la creazione di nuove idee. A tal proposito, alcune tecniche utili che vi suggeriamo per stimolare il pensiero divergente sono la sinettica e la tecnica dei 6 cappelli;
- Leardership completa: le soft skill che mancano all’uno vengono colmate dall’altro (o dagli altri!), sviluppando così una governance completa ed equilibrata;
- Flessibilità della startup: la velocità e prontezza nel rispondere a diverse situazioni, determinata da saperi differenti, rende la startup più flessibile ai cambiamenti di scenario.
A ben vedere, il criterio della diversità deve essere seguito anche per la scelta dei candidati nello stadio successivo della startup: la crescita.
STEP TRE: AFFRONTARE UN TEAM CHE CRESCE
Il passaggio dal founding team ad una startup con un team in crescita è un momento cruciale che porta con sé, oltre alla naturale soddisfazione nell’assistere allo sviluppo della propria “creatura”, anche numerose difficoltà. Il coordinamento diventa più complesso, la gestione di finanze e cash flow ancora più oculata, crescono le aspettative dei clienti e attirare (e trattenere) i giusti talenti diventa una vera e propria sfida contro il tempo.
Soffermandoci su quest’ultimo punto, forse è necessario introdurre un’altra regola (l’ultima, promesso!):
Chi sceglie di lavorare in startup è perché sa di avere delle responsabilità fin dal primo giorno. Una consapevolezza, questa, che devono avere anche i founder.
I candidati per un team in crescita, infatti, vanno scelti per la loro competenza ma anche autonomia decisionale, per la loro passione nel progetto ma anche inesperienza. Persone, insomma, che hanno voglia di sperimentare a cui però va offerta anche l’opportunità di poter sbagliare. Sono queste le condizioni che stimolano la motivazione intrinseca dell’individuo, il cui lavoro non è più solo meramente guidato da ricompense esterne.
Naturalmente,ciò non significa abbandonare il lavoratore a sé stesso. I momenti di confronto e i feedback sono tanto importanti quanto gli errori che bisogna commettere prima di imparare. Ci permettono di allinearci agli obiettivi, tarare le aspettative e, soprattutto, di imparare sempre qualcosa dagli altri.
Tirando le somme, il team di una startup rappresenta l’intero ingranaggio che permette ad un’idea di diventare realtà. Non esistono componenti più importanti di altre. Se il sistema funziona è perché tutte sono complementari tra loro.
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